A STRATI – fotografie di Simon d’Exéa

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Giovanna Pennacchi è lieta di presentare la mostra

A STRATI

fotografie di Simon d’Exéa

a cura di Diego Mormorio

20 aprile – 20 maggio 2016

Inaugurazione mercoledì 20 aprile 2016

Ore 18.30

Inaugura mercoledì 20 aprile 2016 alle ore 18.30 presso la galleria “Acta International” di Giovanna Pennacchi, la mostra A Strati, personale di Simon d’Exéa curata da Diego Mormorio.

Le dodici fotografie in bianco e nero, delle dimensioni di 40x30cm, sono ottenute attraverso sovrapposizioni, da cui il titolo, di fotografie di architettura: visioni simultanee, come il quadro dipinto nel 1911 da Umberto Boccioni, per il quale la simultaneità era “una necessità assoluta nell’opera d’arte“. Simon d’Exéa, come spiega il curatore della mostra Diego Mormorio “è su questa strada – l’unica poeticamente percorribile – , ma lo è con un suo particolare approccio. Egli sembra, infatti , impegnato a restare nel meraviglioso mare della simultaneità tenendo aperto un occhio sull’impianto rinascimentale “.

Le immagini in mostra ritraggono monumenti e luoghi di Roma e Parigi, città natale del giovane fotografo, classe 1983. Le opere sono sovrapposizioni di più foto dello stesso luogo, riprese da angolazioni diverse. Tra i monumenti ritratti dal fotografo la Chiesa di Sant’Agostino a Torre Maura, la Casa delle Armi di Moretti,  la Chiesa di Santa Maria alla Navicella, i Fori Imperiali.

Il lavoro di composizione è basato su una ricerca puramente estetica, un gioco sulle immagini del luogo prescelto che rimangono impresse nella memoria.

Le immagini della mostra sono tutte inedite, pensate e create appositamente per la mostra.

Simon d’Exéa ha frequentato il Master in Fotografia presso la Scuola Romana di Fotografia (2002-2005) lavorando contestualmente come assistente di sala posa. Dal 2005 al 2010 è assistente del fotografo Claudio Abate e dal 2010 dell’artista Ileana Florescu. Ha collaborato con varie testate tra cui la rivista italiana Arte, quella giapponese Spur Magazine e quella francese Elle. Specializzato nella fotografia d’Arte Contemporanea, collabora con numerosi artisti tra cui Piero Pizzi Cannella, Oliviero Rainaldi e Giovanni Albanese e con musei e gallerie tra cui il MACRO e L’attico di Fabio Sargentini.

 

 

Ufficio Stampa:

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Flaminia Casucci – flaminiacasucci@gmail.com – 339/4953676

Galleria

ACTA INTERNATIONAL

Direzione: Giovanna Pennacchi

via Panisperna, 82/83

00184 Roma

tel +39 06.47742005

www.actainternational.it

info@actainternational.it


Testo critico di D. Mormorio

Tutto è stato detto. Si tratta di dirlo diversamente. E Simon d’Exéa quello che dice in questa mostra lo dice bene e facilmente sarebbe capito dai nostri padri preistorici che quindicimila anni fa disegnarono nella grotta dei Trois Frères, nella zona di Montesquieu-Avantès, in Francia. Quando, poco più di un secolo fa, questi disegni furono scoperti lasciarono sbalorditi. Ci si trovò di fronte a degli stupefacenti grovigli di immagini. Osservandoli, balzò immediatamente all’occhio l’incompiutezza delle figure e la loro sovrapposizione, apparentemente del tutto disordinata. Ci si trovò di fronte a un’idea dello spazio che all’inizio del Novecento appariva non-realistica, perché si allontanava dalla visione prospettica, che pur da qualche tempo aveva cominciato già a dissolversi.

Un anno dopo quel ritrovamento, nel 1911 Umberto Boccioni (1882-1916), del tutto ignaro di quei disegni preistorici, dipinse Visioni simultanee. Successivamente scrisse: “Proclamammo che la simultaneità era una necessità assoluta nell’opera d’arte moderna e la ‘meta inebriante’ dell’arte futurista. Il primo quadro che apparve con affermazione di simultaneità fu il mio ed aveva il titolo seguente: Visioni simultanee”.

Visioni simultanee, così com’erano quelle dei Trois Frères. E come sono, da qualche anno, molte prove fotografiche. Simon d’Exéa è su questa strada – l’unica poeticamente percorribile –, ma lo è con un suo particolare approccio. Egli sembra, infatti, impegnato a voler restare nel meraviglioso mare della simultaneità, tenendo aperto un occhio sull’impianto rinascimentale.

Diego Mormorio

 

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