Nunca más – Fotografie di Guido Orsini

Nunca más

 

Fotografie di Guido Orsini

a cura di Manuela De Leonardis

Acta International Roma

6-28 Novembre 2015

 

  

inaugurazione venerdì, 6 novembre 2015 – ore 18,30

Nunca más, mai più. Non è una semplice locuzione avverbiale. E’ il manifesto della follia umana che mai più dovrà ripetersi. Nella storia dell’ultimo secolo nunca más viene associato ai desaparecidos dell’Argentina e, quarant’anni prima, ai sopravvissuti del ghetto di Varsavia. Momenti tra i più bui e drammatici del XX secolo.

Invece, con le fotografie di Guido Orsini della serie matador è alla corrida di tori che si dice basta. Che la tauromachia sia uno spettacolo che risale al II millennio a.C. non è certo un dato sufficiente per giustificare il perpetuarsi delle atrocità legalizzate inflitte ai tori.

Gli animalisti di tutto il mondo non si sono mai dati per vinti, esprimendo indignazione e rabbia, ed ora che in Spagna Podemos è salito al potere possono finalmente dire mai più.

Per qualcuno era addirittura considerata patrimonio culturale, questa cruenta tradizione diffusa prevalentemente in Spagna, in alcune zone del sud della Francia e del Portogallo e in molti paesi dell’America Latina.

L’artista fotografa la corrida a Cartagena, in Colombia, nel 1995. Il primo giorno osserva dagli spalti, in alto, l’azione che si svolge nell’arena. Torna il secondo giorno, ma stavolta è concentrato solo sui dettagli. La distanza crea mistero, là dove la tensione è percepibile come entità a sè stante. Affascinato, ma anche stordito dal ritmo serrato dei rituali del combattimento, egli demanda al mezzo fotografico il ruolo di testimone.

Nell’arco di un’ora e mezza, due ore, durante le quali tre toreri si alternano per matare due tori ognuno, Orsini realizza una quarantina di scatti di cui ventisei vengono esposti per la prima volta alla galleria Acta International.

In Nunca Más fotografie di Guido Orsini colori e movimento sono i due protagonisti di un’evocazione in cui la narrativa è costruita sull’immaginazione. Colori brillanti, seducenti – oro, magenta, azzurro, rosso – investiti di significati simbolici.

Come scrive la curatrice: “Il fotografo non dà giudizi di sorta, si lascia semplicemente catturare dal vortice di colori, provando emozioni contrastanti. Aspetta trepidante il momento conclusivo. Il sacrificio che fa esultare la folla, erede forse di quella forma di espiazione che secoli addietro aveva portato il patibolo nelle piazze, trasformando la morte in un rito di redenzione collettiva.”

In occasione della mostra sarà realizzato un libro d’artista in edizione limitata.

 

Guido Orsini (Roma 1952) comincia negli anni Novanta la sua ricerca in campo fotografico con la sperimentazione e l’uso di tecniche nuove e materiali alternativi: pellicole positive di grande formato, toner e viraggi. Da subito è interessato ad esplorare la relazione tra fotografia, grafica e pittura. I suoi lavori fanno parte di collezioni pubbliche e private: nel 2014 l’Istituto Nazionale della Grafica ha acquisito due grandi lavori della serie Giardini antichi (1992).

Mostre:

2015 – Passato Presente, a cura di Anna D’Elia e Romina Guidelli, Sale Ruspoli, Cerveteri (Roma) (personale); 2013-2014 – Natura delle cose. Natura dei fatti. Natura della vita. Fotografie di Guido Orsini, a cura di Mary Angela Schroth, Museo Capo di Bove, Roma e Galleria Sala 1 (personale); 2013 – FotoGrafia – Festival Internazionale di Roma, Linee d’ombra, a cura di Stefano Simoncini, ex GIL, Roma; 1997 – Obiettivi in estasi, galleria Alessandra Bonomo, Roma; 1996 – Reflections, Galerie Ribbentrop, Francoforte (personale); 1995 – Innatura, a cura di Barbara Tosi, galleria Stefania Miscetti, Roma (personale); 1994 – Palme, 65 Thompson –  Leo Castelli/Larry Gagosian, New York (personale).

ACTA INTERNATIONAL

direzione: Giovanna Pennacchi

via Panisperna, 82-83

00184 Roma

martedì – sabato ore 15.30 – 19.30

Tel 06.4742005

info@actainternational.it

www.actainternational.it

 

Sguardi indiretti – Fotografie di Lisistrata Simone

 

a cura di Diego Mormorio

Acta International Roma

4 giugno – 20 giugno 2015

inaugurazione giovedì 4 giugno 2015 – ore 19.00

La Galleria Acta International è lieta di presentare la mostra Sguardi indiretti della fotografa romana Lisistrata Simone.

Quella delle ombre e dei riflessi è una via misteriosa, forse anche, piena di insidie. Alessandra Lisistrata Simone ha scelto di seguirla e, per quello che ci è dato vedere, ci sembra che, evitando i pericoli, abbia saputo cogliere la bellezza. Ci sembra sia giunta ad un chiaro del bosco.

Diego Mormorio

Il mio sguardo grazie a te diventa un occhio magico, riesco così a rivedermi nei riflessi e nelle ombre e insieme a te ritrovo il mondo che mi circonda e lo rivivo impresso in un istante, scatto e lascio un’impronta, un ricordo.

Le immagini fanno parte dell’umanità, siamo circondati da immagini simboli della nostra vita quotidiana, ci esprimiamo con le parole, ma il linguaggio che usiamo ci riporta ad un immagine ad una visione. Certo ognuno di noi porta in sé una propria visione del mondo data dalle nostre esperienze, sensazioni, emozioni. E’ un po’ come ripensare al mito della caverna di Platone dove le ombre, che gli uomini incatenati nella caverna avevano proiettate sulle pareti, riflettevano la vita degli uomini e delle donne al di fuori di questa caverna e quello che era reale per gli uni non lo era per gli altri, ognuno viveva la propria rappresentazione della realtà.

Lisistrata Simone


Alessandra Lisistrata Simone, il suo primo nome è Alessandra, ma lei si sente molto legata al suo secondo nome Lisistrata, ripensando alla commedia di Aristofane. E’ nata a Roma il 27 gennaio 1967. Da sempre interessata all’arte, partendo dagli studi in ambito sociologico, ha ampliato il suo percorso introducendo sempre più un aspetto legato alla conoscenza dell’altro, con la volontà di capire la realtà che la circonda. In tutto questo percorso la passione per la fotografia l’ha avvicinata ancor più verso questo tipo di sensibilizzazione. Passando dagli occhi, toccando il cuore, per arrivare all’azione.

ACTA INTERNATIONAL

direzione: Giovanna Pennacchi

via Panisperna, 82-83

00184 Roma

martedì – sabato ore 17.00 – 20.30

Tel 06.4742005

info@actainternational.it

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Angkor 2015

Fotografie di Patrizia Molinari

a cura di Manuela De Leonardis

Acta International Roma

22 aprile – 22 maggio 2015

inaugurazione mercoledì 22 aprile 2015 – ore 18.30

 

La serie Angkor 2015 è stata realizzata da Patrizia Molinari durante un viaggio in Cambogia nel gennaio 2015. L’autrice isola frammenti del bassorilievo del corridoio del tempio di Angkor Wat, riformulando con un suo ritmo narrativo la sospensione temporale, l’incertezza che attraversa il mito e la storia.

Il viaggio, il racconto.   Gli episodi dei racconti epici del Ramayana e del Mahābhārata, testi sacri della religione induista, si snodano lungo le pareti del corridoio esterno del tempio di Angkor Wat, il più vasto monumento religioso al mondo. Un complesso architettonico intrappolato nella natura della giungla e miracolosamente preservato dalla distruzione dei Khmer rossi, la cui costruzione per mano del re khmer Suryavarman II, che lo dedicò a Vishnu, risale al 1113-1150 d.C. Oggi Angkor Wat è il sito archeologico più visitato e fotografato della Cambogia (note, ma non per questo meno suggestive, le immagini dei fotografi Kenro Izu e Steve McCurry): malgrado ciò reca le ferite della guerra civile nei campi minati che, tuttora, lo circondano.

Il passato emerge dalla semioscurità del corridoio del tempio. Come un rotolo antico, come una moderna strip, prendono forma attraverso il linguaggio scultoreo del bassorilievo storie di uomini, tra angeli e demoni, divinità femminili e maschili, guerrieri, animali, schiavi e sovrani. Forti e deboli camminano insieme, fianco a fianco, tra nascite e morti, nel ciclico rinnovarsi delle stagioni.   La narrazione procede per strisce orizzontali, sovrapposte. La pietra di arenaria vira nelle tonalità rosate che recano tracce ancora visibili di rossi, gialli, neri. Parti lucide illuminano vaste sezioni opache, rese più brillanti dallo strofinamento di mani che nel tempo hanno accarezzato la pietra. Un crescendo di espressioni, scavate con estrema raffinatezza nei blocchi di arenaria, svelano l’atemporalità di emozioni e sentimenti: paura, gioia, stupore, fatica, dramma. Questa mappatura la ritroviamo nelle immagini fotografiche di Patrizia Molinari. L’artista, accompagnata nella sua visita del sito dallo studioso Claudio Bussolino ha modo, così, di avvicinarsi alla mitologia e alla storia di questo complesso straordinario che nel 1992 è stato dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. Usa l’iPhone per memorizzare quanto appare davanti a suoi occhi. Uno sguardo reso più consapevole dall’introduzione del suo cicerone. La galleria più esterna misura 187 per 215 metri ed è aperta verso l’esterno del tempio, il bassorilievo che la accompagna è fitto di composizioni gremite di figure in movimento: la battaglia di Lanka e la battaglia di Kurukshetra sono seguite da scene storiche con la processione in onore di Suryavarman II, e poi i 32 inferni e i 37 paradisi della mitologia indù. Proseguendo per la galleria ad est si trova la grande creazione del mare di latte, accompagnata dalla rappresentazione di 92 figure di Asura e 88 di Deva. La galleria a nord, infine, mostra la vittoria di Krishna su Banasura e una battaglia tra dei. Le immagini della Molinari sono “appunti di viaggio”: hanno la stessa freschezza delle pagine fitte di scrittura che riempivano i diari dei viaggiatori del XX secolo, primo fra tutti quello del naturalista, entomologo ed esploratore francese Henri Mouhot che di Angkor, che visitò nel 1860, ha lasciato traccia nei disegni e nelle descrizioni pubblicate nel suo libro Voyage dans les royaumes de Siam, de Cambodge, de Laos et autres parties centrales de l’Indochine. Ogni scatto corrisponde ad un sentimento, che empaticamente coinvolge l’autrice. “Straziata dalla povertà della Cambogia, indignata per la distruzione operata dai Khmer Rossi nell’assordante silenzio dell’Occidente, tanto più la bellezza dei monumenti è diventata per me, un’emozione insuperabile.”, afferma l’artista. Isolati, i frammenti del racconto vivono autonomamente rispetto alla coralità dell’insieme. Allegorica rappresentazione dell’uno e del tutto nella storia dell’uomo. La sospensione temporale, l’incertezza che attraversa la storia, sono presenti nelle immagini poco nitide, stampate su fogli di carta giapponese. L’aspetto materico del supporto cartaceo asseconda la traduzione di questo palinsesto visivo, in cui si respira la stessa atmosfera magica della camera oscura: il momento in cui l’immagine affiora nel liquido per lo sviluppo nella bacinella. All’origine della vita, l’elemento liquido, attraversa da sempre l’intera poetica di Patrizia Molinari.

(Manuela De Leonardis)

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Patrizia Molinari è nata a Senigallia nel 1948, vive e lavora a Roma. E’ Professore Emerito di Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone, Napoli e Roma. Da sempre compie una ricerca sul Bianco e sul Monocromo, studia le interazioni con la Luce per arrivare a lavorare sulla luce come sostanza a se stante. In scultura lavora con vetro di Murano, vetro industriale, acciaio e pietre illuminate da fibre ottiche, ha realizzato grandi opere pubbliche tra cui l’obelisco di acciaio e gun light “Verso lo spazio” per il quartiere di Tor Bella Monaca a Roma, una scultura di pietra e luce “Venere” per il Parco Archeologico di Crotone; “Colonne e Capitelli” per Delfi e “Arturo” a Senigallia. Attualmente usa la fotografia per indagare gli stessi concetti di luce, acqua e bianco sempre riferiti a temi della natura e delle origini. Ha collaborato con la Casa Editrice La Mausette di Bruxelles per Rehab. Nel 2013 è stata invitata ad Arte Fiera di Genova, all’Art Athina Internetional Contemporary di Atene, al Present’Art Festival di Shanghai, a Tabula Rasa al Museo del Paesaggio di Torre del Mosto, a Cartaria Studio Arte Fuori Centro e a Photissima Art Fair di Torino. Ha partecipato alle Biennali di Venezia, Emirati Arabi, Bangladesh e tenuto conferenze di Storia dell’Arte Contemporanea in Italia, Inghilterra, Grecia, Emirati Arabi, Bangladesh e Oman. Le sue opere sono presenti in musei italiani e importanti collezioni private in Europa e negli Stati Uniti. Tra le mostre del 2014: Il titolo è senza titolo, Galleria Harpax, Ferentino (personale); Chiaro come la luce, Villa Comunale, Frosinone (personale); Oltre lo specchio oltre Sud per Wine and the City, Sud Ristorante, Napoli (personale); Dietro lo specchio, Galleria Portfolio, Senigallia (personale); La Camera del mago, Museo dinamico del laterizio e delle terrecotte, Marsciano; Il suono del bianco, Freemocco’s house, Deruta (personale); In Piatto, Studio Arte Fuori Centro, Roma; Donna e Multiculturalità nell’Europa di oggi, Complesso monumentale di Sant’Andrea al Quirinale, Roma; Nori De’ Nobili la viaggiatrice immobile, Museo Nori De’ Nobili, Trecastelli; Artisti tra opere e comportamento, Museo del Paesaggio, Torre del Mosto; VI Present Art Festival di Shanghai; I Have A Dream, Palazzo Reale, Milano; La divina marchesa, Museo Fortuny, Venezia; La grande illusione, Temple University, Roma; Il Natale dei Cento Alberi d’Autore, Palazzo Torlonia, Roma.

 

ACTA INTERNATIONAL

direzione: Giovanna Pennacchi
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martedì – sabato ore 16.30 – 20.30
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